domenica 3 agosto 2008

da Siciliainformazioni del 3/8/2008

01 agosto 2008
Buco da 4 milioni nelle casse dell'Ars dopo lo scioglimento, i deputati meno lavorano e più guadagnano.




Quattro milioni di euro. Tanto costa all'Assemblea regionale siciliana lo scioglimento anticipato della scorsa legislatura, il primo nella storia del Parlamento dell'Isola, dopo le dimissioni dell'ex governatore Salvatore Cuffaro.


Per il trattamento di fine lavoro il criterio di calcolo prevede l'assegnazione ad ogni palamentare uscente dello stipendio mensile (l'indennita' base è pari a 11.700 euro), decurtato del 20% e moltiplicato per gli anni di permanenza all'Ars. Poi c'è la pensione, che secondo un vecchio regolamento, modificato solo per gli eletti dopo il 2001, prevede l'assegnazione del vitalizio per chi ha totalizzato due o più legislature, indipendentemente dal fatto che abbia compiuto i 60 anni di età o che ricopra nel frattempo altri incarichi nel Parlamento nazionale.


Per le nuove pensioni l'Ars dovrà spendere circa un milione di euro. Ma nelle spese impreviste con cui l'Assemblea deve fare i conti ci sono anche 500mila euro, che serviranno a rimborsare i contributi previdenziali versati dai deputati che sono stati eletti solo nella scorsa legislatura, chiusa in anticipo, e che per per tale motivo non hanno diritto alla pensione. Ultimo anello mancante 100mila euro, necessari a pagare le indennità di aggiornamento politico culturale: un bonus da 6.400 euro all'anno destinato a oltre 300 deputati. Per ottenerlo non serve nemmeno esibire un biglietto di viaggio o l'attestato di partecipazione ad un corso.


Fuori dal Palazzo l'uscita dal posto di lavoro alleggerisce la liquidazione e dimagrisce la pensione, ma nei Parlamenti italiani, non solo quello siciliano, accade esattamente il contrario. Ci sono clausole che mettono il ferro dietro la porta: anche se la legislatura si chiude anticipatamente, i deputati non ci perdono una lira. E' come se a un lavoratore venissero pagati gli stipendi perduti per la chiusura anticipata dell'azienda. Dovendo arrivare all'età pensionabile, gli toccherebbe un bel gruzzolo. Naturalmente se le può sognare questo trattamento il lavoratore comune. Invece il parlamentare non ha bisogno di sognarlo, si trova i soldi in tasca. Nonostante sia il resposabile politico dello scioglimento anticipato, riceve il "maltolto". Sicché, paradossalmente, gli converrebbe che la legislatura non arrivasse alla fine. Ma fino a un certo punto, perché le campagne elettorali sono ormai diventate proibitive. Le possono fare i nababbi o quasi.

E l'Assemblea?

Ci perde e come, perché dovrà pagare per quelli che escono prima una somma uguale a quella che avrebbe pagato se fossero usciti alla scadenza naturale, e dovrà pagare quelli che sono entrati in aprile. Una somma doppia.

Una risposta migliore le istituzioni siciliane non potevano confezionarla per suscitare poco nobili giudizi.

Dovendo raschiare il fondo del barile, che costa ogni giorno di più, dovranno prendersela con qualcuno, altrimenti come fanno scordare la dilapidazione delle risorse. Se la prenderanno con Camillo Benso di Cavour o con Giuseppe Mazzini.

Intendiamoci, tutto buono e benedetto se il Parlamento lavorasse e riuscisse a privilegiare le cose che contano dall'università al lavoro, dalla ricerca allo sviluppo e i servizi - ma non è così: in discussione ci vanno leggine di un solo articolo, e nemmeno queste riescono a vedere la luce.

Ricette non ne ha nessuno. Una situazione disperata, o quasi.

Forse è meglio discutere se fu un bene l'unità d'Italia e se Garibadi si comportò da signore: è il solo modo per non cadere in depressione.

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