giovedì 9 giugno 2011

La sindrome di burn-out

Di Salvo Fleres


Quella del politico e più precisamente quella di parlamentare è un’attività molto particolare. In alcuni periodi dell’anno essa è molto intensa e stressante, durante le campagne elettorali o in occasione della discussione di atti di notevole rilevanza, le ore dedicate all’impegno, diciamo, lavorativo possono arrivare a 18 o 20 ore su 24 e spesso in condizioni operative difficili e complesse.

Di contro, tale tipo di impegno consente, con una certa frequenza, la possibilità di autogestirsi il tempo nell’arco della giornata o della settimana.

Ma questo modello di attività, come accade per le libere professioni in genere, comporta la totale responsabilità personale, la voglia complessiva di fare sempre meglio e sempre di più e, contemporaneamente, la percezione inconscia di valutare le proprie competenze sulla base della mole di lavoro che si svolge.

Da qui nasce la voglia di lavorare tanto, di restare in segreteria sempre a lungo così da tentare di acquisire maggiori consensi, circostanza che, frequentemente, sfocia nello stress da burn-out. Esso procura un deterioramento dell’impegno lavorativo ed una diminuzione della soddisfazione, associati ad una ridotta realizzazione personale, cosa che difficilmente si riscontra in chi svolge attività politica o parlamentare.

Infatti più che caricarsi emotivamente delle esigenze delle persone delle quali si rappresentano gli interessi, ci si carica di eccessive responsabilità personali, al fine di sentirsi sempre più realizzati ed appagati, senza tenere in alcun conto i propri limiti personali.

In buona sostanza, i politici, così come molti altri tipi di professionisti, sostengono non solo il loro carico di stress ma anche quello delle persone che essi assistono o rappresentano.

Questa particolare sindrome, in agguato nella vita dei politici, produce depersonalizzazione ed è caratterizzata da atteggiamenti di indifferenza e cinismo nei confronti delle persone assistite.

Credo che ciascun politico debba tenere sotto controllo il proprio livello di stress per evitare di esplodere nella sindrome di burn-out, perchè ove essa dovesse insorgere, per l’eterogenesi dei fini, all’aumento del lavoro e persino dell’impegno potrebbe non corrispondere affatto l’aumento del consenso, anzi si potrebbe produrre l’aumento del cinismo e dell’indifferenza che, se percepito dai cittadini, provocherebbe in essi la revoca del mandato a rappresentarli.

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