sabato 12 aprile 2008

il fascismo

Il fascismo, dicono, è stato un flagello da debellare.
La prima critica che il fascismo fa alla democrazia è il paradosso insito in se stessa, ovvero se la maggioranza delle persone desiderasse un governo antidemocratico, la democrazia cesserebbe di esistere. Tuttavia se si opponesse cesserebbe di essere democrazia in quanto andrebbe contro alla volontà della maggioranza. Quindi si sostiene che in pratica la democrazia non può esistere, è solo una teoria utopica. Per entrambi i casi dell' esempio si citano come validi gli esempi dei
colpi di stato di destra di tipo sudamericano.
In secondo luogo si puntualizza un fattore semantico troppo spesso volutamente frainteso: le parole "democrazia" e "
libertà" non sono sinonimi. Molto spesso il travisamento della semantica porta a pensare che gli antidemocratici siano contrari alla libertà. In realtà si presume che nessuno si dica contrario alla libertà (se non in ambito restrittivo giudiziario), nemmeno i fascisti quindi.
Un discorso di mussolini:
Nessuno vorrà gabellare per "rivoluzionario" il complesso dei fenomeni sociali che si svolgono sotto i nostri occhi. Non è una rivoluzione quella che si attua, ma è la corsa all'abisso, al caos, alla completa dissoluzione sociale. Io sono reazionario e rivoluzionario, a seconda delle circostanze. Farei meglio a dire -se mi permettete questo termine chimico- che sono un reagente. Se il carro precipita, credo di far bene se cerco di fermarlo; se il popolo corre verso un abisso, non sono reazionario se lo fermo, anche con la violenza. Ma sono certamente rivoluzionario quando vado contro ogni superata rigidezza conservatrice o contro ogni sopraffazione libertaria. I peggiori reazionari in questo momento sono, per il Fascismo e per la storia, coloro che si dicono rivoluzionari, mentre i Fascisti, tacciati cretinamente di "reazionari", sono in realtà, coloro che eviteranno all'Italia la terribile fase di un'autentica reazione. Chiunque in Italia abbia il coraggio di fronteggiare le degenerazioni della sovversione e non, corre il pericolo di essere bollato come reazionario; ma poichè tali degenerazioni esistono e poichè il coraggio di fronteggiarle lo abbiamo dimostrato seminando anche di nostri morti le piazze d'Italia, noi abbiamo la spregiudicata disinvoltura di sorridere se ci chiamano reazionari. Io non ho paura delle parole. Se domani fosse necessario, mi proclamerei il principe dei reazionari. Per me tutte queste terminologie di destra, di sinistra, di conservatori, di aristocrazia o democrazia, sono vacue terminologie scolastiche. Servono per distinguerci qualche volta o per confonderci, spesso »
(Benito Mussolini, dal discorso tenuto al senato il 27 novembre 1922[39])

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