lunedì 1 marzo 2010

PIANO CASA: come è bello farci male da soli......

Bella idea quella del piano casa: doveva essere la punta di diamante del rilancio dell`edilizia, peccato che nella realta` non se ne sia fatto nulla e che a quasi un anno dal varo il progetto non abbia contribuito a salvare un posto di lavoro.
Agli imprenditori del settore era piaciuta molto l`idea del Governo di far ripartire i cantieri permettendo agli italiani di ampliare, demolire, ricostruire le abitazioni di proprieta`. Sulla carta - lamenta l`Ance, l’Associazione di categoria - il piano doveva muovere 59 miliardi di euro, ma nei fatti e` stato soffocato da un groviglio inestricabile di leggi regionali e normative comunali impossibili da applicare.
La tela di norme tessuta dalle leggi regionali (manca quella siciliana) - dicono - e` stata neutralizzata dalle giunte. Ora va detto, molte delle limitazioni alla liberta` di intervento sono state necessarie e sacrosante per tutelare edifici e centri storici o aree d`interesse architettonico o ambientale, ma spesso la burocrazia ha creato distinzioni difficilmente comprensibili fra un Comune e l`altro. Un rapporto dell`Ance mette nero su bianco la mappa delle mille Italie.
Per esempio: ammettiamo che la famiglia cresca e che ci sia l`esigenza di modificare la villetta a schiera ampliandola e sconfinando nel giardino. Si puo` fare? Il piano del Governo dice di si`, Regioni e Comuni rispondono «dipende». A Parma, per esempio, serve l`assenso scritto dei vicini e, nel caso in cui venga aumentato il numero delle unita` immobiliari, e` previsto che per i primi dieci anni le «case nuove» siano date in affitto a canone calmierato.
Anche Vicenza concede la possibilita` di ampliare, ma solo le prime case. Deroghe sono ammesse se la nuova unita` viene affittata a canone convenzionato o affidata a familiari di primo o secondo grado. A Rovigo la richiesta di ampliamento deve essere accompagnata da una relazione statico-strutturale sugli effetti dell`intervento il che - dicono i costruttori - nel caso si trattasse di una stanzetta rappresenterebbe un costo burocratico troppo elevato.Anche a Padova la casa si puo` allargare, ma a condizione che ad ogni nuova unita` immobiliare sia garantito un posto auto (anche scoperto) di dieci metri quadrati. E se invece di allargarsi sul giardino si decide di aumentare il volume del fabbricato riciclando un piano terra «vuoto» perche` l`edificio poggia su pilastri.
Le pareti si possono tirare su, pare, ma Torino ammette l`intervento solo se si riesce a garantire un porticato comune largo almeno tre metri protetto dalla strada grazie ad una cancellata. Se cosi`non e` non se ne puo` fare nulla.
Sempre a Torino l`inderogabilita` dell`altezza massima prevista dal regolamento edilizio e` chiesta solo per le costruzioni a levante del fiume Po, di quelle a ponente nulla si dice. Varese e Treviso ammettono gli allargamenti solo in pochi quartieri, Bologna e Pavia - per le aree rurali - fissano limiti piu` alti rispetto alla legge regionale. In molti Comuni gli interventi sono ammessi solo se approvati dalla «commissione per la qualita` architettonica e il paesaggio» aumentando, quindi, i gradi di discrezionalita`.
Il piano casa, commenta Paolo Buzzetti, presidente dell`Ance e` diventato «un ammasso di adempimenti che porta alla trasgressione: cosi` si ottiene l`effetto contrario». Ovvero: se le regole sono troppe si finisce per commettere irregolarita` che un giorno, con un bel condono, saranno perdonate.
Per il momento, comunque, non un mattone e` stato posto e la cosa preoccupa anche Finco, la federazione delle imprese che forniscono impianti e prodotti all`edilizia: hanno scritto una lettera a Berlusconi chiedendo di frenare «un federalismo urbanistico che non funziona».

FONTE:
- Ance -

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